Salute in Comune – Il trattamento delle lesioni midollari, tra novità e fake news – gennaio 2021
Le lesioni complete ed incomplete del midollo spinale rappresentano ancora oggi una vera e propria sfida della medicina. Il 67,5 per cento dei casi di mielolesioni è riferibile a un’eziologia traumatica; le cause sono nell’ordine: incidenti d’auto, cadute, incidenti in moto, incidenti sportivi, tentati suicidi e ferite d’arma da fuoco. Il restante 32 per cento è dovuto a cause non traumatiche, che risultano in aumento rispetto agli anni passati in stretta dipendenza con l’invecchiamento della popolazione.
In Italia si stima ci siano 70.000 persone affette da para o tetraplegia ed ogni dodici mesi se ne aggiungono almeno altri 20 per milione; quindi 1.200 nuovi colpiti. Solamente in Italia, nei cosiddetti “incidenti del sabato sera”, il 20% degli infortunati subisce lesioni spinali con invalidità permanente e l’80% degli interessati ha un’età tra i 29 e i 42 anni.
La lesione midollare provoca perdita permanente, totale o parziale, della trasmissione di impulsi nervosi sensoriali e motori nell’area sottostante la lesione stessa ed è particolarmente devastante perché spesso colpisce di punto in bianco, stravolgendo la vita della persona e della sua famiglia.
Nonostante l’impegno dei ricercatori in tutto il mondo, la lesione del midollo spinale non si può curare perché, una volta leso, il midollo spinale non permette la progressione degli assoni che pure vengono rigenerati dai neuroni cerebrali.
Gli interventi chirurgici che si attuano oggi mirano solo a stabilizzare la colonna ossea.
Il futuro di tanti giovani è dunque una vita in carrozzina. La soluzione può venire solo dalla ricerca scientifica che segue varie strade: dalla chirurgia sperimentale alle biotecnologie, alla neurofarmacologia, alla elettrofisiologia, alla intelligenza artificiale e biorobotica. La presa in carico del paziente affetto da tale lesione è una sfida, sia nel breve che nel lungo termine, per i Sistemi Sanitari anche dei paesi più ricchi, da un punto di vista umano, sanitario e socio-economico.
La speranza è quella di consentire a queste persone di tornare a vivere una vita vera: fare alcuni passi, formarsi una famiglia, poter lavorare, viaggiare, insomma essere indipendenti e poter guardare gli altri negli occhi, alla stessa altezza.
Un sogno? Forse no. Diamo spazio alla Scienza e alla Speranza. È un argomento complesso, che il giornalista deve conoscere per scriverne.